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Gita in Umbria e alto Lazio

di Gianni Dal Fabbro

Estratto da un articolo già pubblicato su "La Vos dal Fogolar"


Le gite del nostro Fogolar cambiano a volte e, in occasione della gita di primavera (7-9 maggio 2010) effettuata nel centro Italia, si sono decisamente… elevate, tant'è che, per la prima volta, siamo partiti in una settantina con un pullman a due piani.
Noi, del piano alto, eravamo senza autista, ma ci siamo fidati… dell'autista di sotto che, come al solito, si è dimostrato competente ed affidabile. Esaurite le fermate cittadine di raccolta passeggeri, siamo entrati in autostrada a Verona, quasi puntuali, puntando ad Orvieto, la prima meta programmata. Le soste per le rituali irrinunciabili faccende personali sono risultate contenute: solamente due, tanto che verso mezzogiorno siamo approdati ad Orvieto.

Orvieto
La città sorge su una estesa rupe tufacea alta circa 60 metri sulla pianura sottostante. Orvieto può essere identificata come città unica al mondo per la sua omogeneità architettonica.
Il primo appuntamento a Orvieto non era molto impegnativo: un pranzo presso il self-service! Dopo il pranzo, niente male, ci siamo infilati nelle strette e suggestive stradine d'impronta medioevale dell'antica città.
Ecco, improvvisamente, si resta senza fiato, un tuffo al cuore: siamo davanti alla maestosità della facciata del duomo! Si capisce subito perché il duomo di Orvieto sia considerato, grazie alla sua armonica perfezione, l'esempio più rilevante di tutta l'architettura sacra di stile gotico italiano.
L'inizio della costruzione di questo magnifico edificio risale al 1290, eretto sulle fondamenta di un precedente tempio etrusco. L'architetto e scultore fiorentino Arnolfo di Cambio (costruttore del duomo di Firenze) ed il senese Lorenzo Maitani sono considerati i progettisti del duomo. La forma prescelta fu quella classica della basilica romanica a tre navate, poi trasformatasi nel tempo in basilica gotica.
Il papa Nicolò IV benedisse la prima pietra. L'intenzione del pontefice era di custodire qui il famoso lino insanguinato del prodigio di Bolsena del 1263 assieme ai frammenti dell'ostia consacrata. Qui, nel 1264 il papa Urbano IV promulgò l'istituzione della festa del Corpus Domini.
Intorno al 1310 si iniziarono i lavori per la costruzione della facciata, che oggi appare divisa in tre parti, corrispondenti alle tre navate. Ciò che rimane sorprendente è che la facciata del duomo appaia stilisticamente assai uniforme come se fosse stata costruita in pochi anni, mentre è il risultato del lavoro di centinaia d'anni.




Il duomo di Orvieto

L'interno del duomo è un insieme inestimabile di capolavori: dalle vetrate, alle sculture, ai mosaici, agli affreschi, alle cancellate in ferro battuto. Voglio ricordare la Cappella di San Brizio, rivestita dagli affreschi del Beato Angelico, del Gazzoli e di Luca Signorelli da Cortona. Gli affreschi orvietani del Signorelli sono riconosciuti come il capolavoro di questo artista del Rinascimento. Ci siamo soffermati qualche attimo in più per ammirare la Pietà di Ippolito Scalza, un grandioso gruppo marmoreo di ispirazione michelangiolesca.
Lasciato il duomo, qualcuno ha optato per la visita al museo adiacente ma la maggior parte, incluso lo scrivente, ha preferito addentrarsi nei meandri della Orvieto sotterranea. Questa è formata da mille grotte che si addentrano attraverso scalette, cunicoli, cisterne, pozzi e anfratti. Le grotte si formarono in tempi antichi a seguito di una serie di scavi tendenti a ricavare blocchi di pietra calcarea di tufo, necessari per la costruzione della città sovrastante. Una caratteristica curiosa è costituita da centinaia di piccole cavità (di circa 30 cemtimetri di profondità) che venivano utilizzate per l'allevamento dei piccioni. Nel tardo pomeriggio di nuovo in pullman diretti a San Martino al Cimino, dove siamo ospiti del "Balletti Park Hotel", È una struttura a quattro stelle, tutte meritate. Oltre al corpo centrale dell'hotel, il complesso si sviluppa con una serie di villini a schiera immersi nel verde, molto belli. Questa è stata la base per due giorni della gita.

Bracciano
Il giorno 8 maggio ci siamo avviati verso il lago di Bracciano. All'idroscalo di Vigna di Valle abbiamo visitato il museo dell'aeronautica, uno dei più grandi ed interessanti musei sul volo esistenti al mondo. Le signore sono state "assegnate" ad un maggiore dell'aeronautica. Noi maschietti, invece, abbiamo visitato ben quattro padiglioni accompagnati dal nostro socio generale Carlo Alberto Mignani, che da esperto ed appassionato, ha soddisfatto ogni tipo di curiosità. Dopo la visita, abbiamo pranzato sulle rive del lago in un ambiente godibile sotto ogni aspetto.
Eccoci, quindi, diretti verso il castello Orsini-Odescalchi che si eleva sopra la cittadina di Bracciano. Fin da lontano il castello appare bello e maestoso. Le signore più aggiornate fanno a gara per elencare i VIP che si sono sposati in questo castello.




Il castello Orsini-Odescalchi

Oggi il castello si presenta come il risultato degli interventi praticati alla fine del XV secolo. È considerato come uno dei più bei palazzi feudali d'Italia, teatro per secoli degli avvenimenti legati alle più nobili famiglie patrizie romane.
Siamo passati attraverso una serie di sale ben tenute e protette, ammirando collezioni di armi, quadri, affreschi e così via. La cosa che ci ha colpito maggiormente è stata, però, la vista che si gode dalla cima del castello guardando il lago.


Le ville partizie e i giardini
Siamo rientrati a San Martino al Cimino verso le sei di sera in tempo per partecipare alla messa prefestiva. Abbiamo poi visitato il palazzo patrizio Doria Pamphili, dove furono girate alcune scene del film "Il nome della rosa" tratto dal romanzo di Umberto Eco. Abbiamo potuto ammirare codici e manoscritti rarissimi.
Siamo così arrivati alla domenica, giornata conclusiva della gita.
Il primo appuntamento della giornata è sta la visita ai giardini di Villa Lante in Bagnaia, che è un capolavoro di paesaggio rinascimentale: giardini all'italiana, fontane elaborate, giochi d'acqua ed uno spettacoloso querceto secolare.




Il giardino di Villa Lante

La giornata è stata bellissima. L'ambiente tranquillo e riposante.
L'ultimo appuntamento della giornata è stato il Centro Botanico Moutan nei pressi di Viterbo. È un giardino botanico di crica 15 ettari che presenta la più vasta collezione al mondo di peonie cinesi: circa 600 varietà ed oltre 200.000 piante. Mentre percorrevo i viaggetti del giardino pensavo: finalmente i cinesi ci hanno inviato qualcosa di veramente loro, in edizione originale!


Eccovi le foto della gita



















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